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La Lucania

Breve storia della Lucania

La civiltà paleolitica trova nel quaternario di Venosa un'ampia documentazione. Risalta tra l'industria litica lo strumento di tipo amigdaloide, a forma, cioè, quasi di mandorla, che viene detto ascia acheuleana, perché somiglia a quelle analoghe rinvenute a Saint-Achheul.

 

La fase di cultura paleolitica è attestata nei terreni appartenenti all'interglaciale Riss Wiirm con fauna di clima caldo (Elephas antiquus, Rhinoceros Merckii) dei villaggi di Loretello, Zanzanello e Terranera nel territorio di Venosa. Non abbiamo elementi riferibili a culture mesolitiche e neolitiche.

in Basilicata la civiltà che tramanda manifestazioni altrettanto importanti è quella che prende nome da Matera, per cui è nota come civiltà di Matera. Risale al 3000-1000 a. C. Il suo acme è tra il 2900-1600 a. C., quando cioè i contatti con le culture dell'Egeo e dell'Oriente mediterraneo si intensificano. Ne sono testimonianza le belle ceramiche decorate a motivi geometrici eseguiti con la tecnica del graffito a cotto, cioè, incidendo con una punta di selce la superficie del vaso dopo la cottura. E' una ceramica fine, ornata di rombi e triangoli che risaltano perché la linea graffita mette a nudo il colore dell' impasto poco più chiaro di quello della superficie esterna.

La sintassi geometrica si ripete sulla ceramica dipinta in stile di Matera, che aggiunge ai motivi già descritti anche quello del meandro, eseguito a linee sottili in bruno. Gli insediamenti sono in grotte e in villaggi trincerati di capanne, di cui si ricordano le località ormai famose per l'archeologia preistorica di Serra d'Alto, Setteponti, Tirlecchia. Le genti della civiltà di Matera conoscevano il rame e, successivamente, verso la fine conobbero rari manufatti di bronzo. Le ceramiche dipinte in stile di Matera furono esportate in Sicilia e nelle isole Eolie.

Nell'Italia settentrionale si notano influenze di tale civiltà nelle culture di Fiorano e di Pescale-Chiozza. In età storica la Basilicata fece parte della Lucania, il cui territorio si estendeva dallo Ionio fino al Tirreno; in età romana fece parte della III regione augustea. Teatro delle guerre fra Greci, Sanniti e Romani e dei Romani contro Pirro e Annibale, la Basilicata non ebbe mai vera importanza economica e culturale e, con l'inizio delle invasioni barbariche, causa prima della crescente malaria, decadde definitivamente.

Nel Medio Evo seguì le vicende dell'Italia merid., trovandosene spesso al centro. Contesa ai Bizantini prima dai Goti, poi dai Longobardi, che vi si insediarono nel sec. VI, fu divisa alla metà del IX tra il principato longobardo di Salerno e il tema bizantino di Longobardia, perdendo così la fisionomia unitaria che aveva avuto in epoca romana. Divisa tra i vari signori normanni nel sec. XI, solo dopo la costituzione di un regno accentrato ritrovò l'unità, ricevendo il nome ufficiale di Basilicata (probabilmente dal nome del basilikos, il funzionario greco preposto a essa), e fu circoscritta al bacino dei cinque fiumi sfocianti nello Ionio, in cui è tuttora localizzata.

La principale città, Melfi, fu centro politico di prim'ordine nell' epoca normanna e slava; vi furono stipulati gli accordi del 1059 tra il papato e i Normanni e nel 1231 Federico Il vi emanò le sue Constitutiones. In Basilicata si concentrarono i sostenitori degli Slavi dopo la conquista angioina (1766) e là si incontrò l'opposizione a Carlo d'Angiò anche durante la guerra del Vespro.

Sottomessa definitivamente, venne divisa tra i vari baroni, subendo le ripercussioni delle incessanti guerriglie tra di loro, senza esser più teatro di avvenimenti importanti. Nella prima metà del sec. XVI entrò a far parte, con il viceregno di Napoli, dei possedimenti spagnoli in Italia. Godette di un lungo periodo di pace, ma in seguito alla rivolta di Masaniello (1647-1648), insorse con a capo Matteo Cristiano da Castelgrande. Sino al sec. XVIII sulla regione gravò il malgoverno spagnolo, sinché appunto nel Settecento anche la Basilicata partecipò ai movimenti politici e culturali del secolo dei luni. L'atteggiamento della borghesia intellettuale, la propaganda dei patrioti e di uomini come Mario Pagano e come il vescovo giansenista Serrao consentirono le insurrezioni di Maratea, Potenza e Melfi.

Tuttavia nel maggio del 1799 prevalse la reazione e numerose furono le condanne a morte e all' esilio dei patrioti. Il governo di restaurazione francese del 1806 tentò invano di ristabilire l'ordine nel paese, dove dilagava il brigantaggio e dove continui erano i tentativi di restaurazione borbonica.

 

Durante la rivoluzione del 1820-1821, la Basilicata partecipò al movimento con una notevole attività carbonara, duramente repressa dalla corte marziale. I moti del 1848 non trovarono il paese sufficientemente preparato, né eco alcuna ebbe la spedizione di C. Pisacane; tuttavia, prima ancora dello sbarco di Garibaldi in Sicilia, l'opinione pubblica era rivolta verso il Regno di Sardegna e preparava l'insurrezione che doveva scoppiare a Carleto il 18 agosto del 1860, estendendosi rapidamente in tutta la provincia.

Come in tutto il Meridione, si verificò allora anche in la crisi contadina che, da un lato, portò i contadini a esprimere in maniera sempre più energica le antiche rivendicazioni sulle terre e contro le strutture feudali e, dall' altro, l'esercito garibaldino prima e quello regio poi a reprimere sanguinosamente i tumulti. In tale situazione si inserì anche l'azione degli agenti borbonici che contribuì a fomentare il fenomeno del brigantaggio e a perdurare fino al 1865.

Negli anni che seguirono l'unificazione, il paese, sottoposto a un più severo regime tributario e al grave fenomeno del disboscamento, progredì tuttavia notevolmente per quanto riguarda le scuole, le ferrovie e le strade. La legge speciale del 31 marzo 1904 non ebbe felici risultati e la crisi economica determinatasi tra il 1890 e il 1910 fu superata quasi esclusivamente con le rimesse dell' emigrazione.

Oggi il progresso della regione, richiamata di nuovo Lucania durante il regime fascista, è potenziato dalla Cassa del Mezzogiorno.



Terra antichissima, la Basilicata fu abitata gia' in epoca preistorica; al Paleolitico risalgono gli insediamenti di Venosa e della Valle del Bradano, mentre nel Neolitico sorsero i villaggi agricoli organizzati nel Materano e nel Melfese. Dall'Eneolitico all'Eta' del Bronzo la regione divenne importante centro di collegamento tra le popolazioni dello Jonio e del Tirreno, dando vita a importanti insediamenti. Nell'Eta' del Ferro cominciano a popolarsi le zone interne. In queste fasi molte genti di cultura indoeuropea erano arrivate in Lucania, tra queste i Liky provenienti dalle coste illiriche.

Nel VIII secolo a.C. coloni greci approdarono sulle rive lucane dello Jonio, dando vita a quella fiorente civilta' che passera' alla storia come Magna Grecia. Metaponto, Siris, Heraclea sono i nuclei piu' importanti. Tra il VI e il V secolo a.C. dall'Irpinia scendono alcune tribu' osco sabelliche. I Lucani intanto si insediano nelle zone piu' interne.

Poi nel V e IV secolo a.C. i Lucani, spinti dalla ricerca di nuove terre da coltivare, attaccano le colonie greche della costa ionica. Nel frattempo tra il IV e III secolo a.C., i Romani in continua espansione si spingono in Lucania. Dapprima alleati dei Romani contro i Sanniti, i Lucani non volendosi sottomettere al dominio romano si alleano con i Sanniti e la colonia greca di Taranto contro i Romani. Intanto nel 291 a.C. Venusia (oggi Venosa) diventa la prima colonia romana in terra lucana. I Romani si battono contro Pirro accorso in aiuto delle colonie greche e perdono una battaglia divenuta famosa per le ingenti perdite riportate da entrambe le parti, tra Metaponto ed Heraclea (oggi Policoro).

Intanto a nordest il dominio di Roma aumenta: nasce Grumentum (oggi Grumento) e si costruisce la via Herculia che congiunge Grumentum a Venusia. Il 280 a.C. vede la fine storica della civilta' della Magna Grecia. Nel II secolo a.C. la Lucania e' sotto il dominio di Roma. Intanto i Lucani, popolo fiero e guerriero, si ribellano a Roma che impone il latifondo e subiscono la disfatta. Dal 27 a.C. al 14 d.C., sotto l'Impero di Augusto, la Lucania viene divisa in due e accorpata all'Apulia, Regio II, e al Brutium, Regio III. Alla fine del III secolo Diocleziano la riunisce accorpandola al solo Brutium.

Con la decadenza dell'Impero Romano d'Occidente la regione torna nel piu' profondo isolamento che ne distrugge la gia' povera economia. Siamo nel Medioevo. Tra il VI e il IX secolo i Longobardi annettono la Lucania al Ducato di Benevento, escludendo i possedimenti bizantini del Materano. I Bizantini, giunti in Lucania per sfuggire alle persecuzioni della religione iconoclasta in Oriente, diedero vita al fenomeno delle chiese rupestri che sulla Murgia di Matera trovarono la loro massima espressione.

Intanto i Saraceni, con le loro incursioni, costringevano le popolazioni lucane ad arroccarsi sulle montagne e sulle colline. Tra l'VIII e il IX secolo Matera viene annessa al Ducato di Benevento mentre il resto della regione passa sotto il dominio bizantino. I Normanni conquistano la Lucania facendone, tra l'XI e il XII secolo, il centro della vita politica italiana.

Melfi nel 1059 e' capitale del Regno normanno. Finito il dominio normanno, Svevi e Angioini si contendono la Lucania e l'Italia meridionale.

Nasce Federico II di Svevia che nel 1231 emana, a Melfi, le Constitutiones Utriusque Regni Siciliae. Alla fine del XIII secolo gli Angioini hanno potere sul Regno di Napoli e sulle Due Sicilie. Ha inizio il feudalesimo, durante il quale nascono in Lucania molte signorie, che gli Aragonesi cercano di contrastare.

Nel 1441 nel castello di Miglionico si ordisce la "Congiura dei baroni" che, fedeli agli Angioini, tentavano di rovesciare il Regno aragonese.

Tra il XVI e il XVIII secolo si consolida il potere borbonico. In Basilicata entrano alcune comunita' albanesi che si insediano alle pendici del Vulture e nel massiccio del Pollino.

Nel 1663 Matera e' capitale della Provincia Lucana del Regno di Napoli.

Iniziano sanguinose ribellioni dei contadini contro i baroni che sfruttano le terre costringendo alla fame il popolo.

Nel 1707 l'esercito austrosabaudo occupa la Lucania che, con i trattati di Utrecht e Rastadt, passa a Carlo VI di Austria. Con la pace di Aquisgrana il potere ritorna ai Borboni.

Nel 1799 una ribellione di contadini viene repressa con delle esecuzioni di massa. Poi il potere passa ai Francesi che dopo breve tempo sono costretti a cederlo nuovamente ai Borboni. Parte della borghesia lucana aderisce ai 'Moti carbonari'. Tra il 1861 e il 1868 tutta la regione e' interessata al fenomeno del brigantaggio, ribellione al potere generata dalla estrema indigenza in cui tutto il popolo versava, che trova la sua dimora ideale nei folti boschi del monte Vulture.

E' del 1902 la prima riunione dei Socialisti lucani a Potenza, evento che da' inizio al XX secolo. La poverta' ha raggiunto livelli inaccettabili, comincia il fenomeno dell'emigrazione, che nel 1913 tocca la sua punta massima.

Nel 1943 Matera e' la prima provincia del meridione a ribellarsi all'occupazione nazifascista. Finita la guerra diventa necessario affrontare il problema dei Sassi di Matera, che a causa del sovrappopolamento erano divenuti malsani.

Nel 1952 una legge dello Stato decreta lo sfollamento dei rioni Sassi. Nello stesso periodo inizia la Riforma Fondiaria che trasforma il volto della regione, mentre l'emigrazione purtroppo danneggia i comuni della Basilicata poiche' provoca un progressivo impoverimento demografico. Nel 1980 il terremoto dell'lrpinia crea seri problemi in tutta la parte settentrionale della regione e alla stessa citta' capoluogo di Potenza.

Nel 1984 a Potenza viene istituita l'Universita' della Basilicata, che qualche anno dopo apre un distaccamento a Matera. Nel 1986 lo Stato finanzia con una legge il risanamento dei Sassi di Matera, che tra mille difficolta' e' tuttora in pieno svolgimento. Agli inizi del 1994 l'UNESCO dichiara i Sassi di Matera 'patrimonio dell'umanita' da tramandare alle generazioni future' e li annovera tra i territori sotto la sua tutela. La FIAT insedia un enorme stabilimento nella zona industriale di S. Nicola di Melfi. Sempre nello stesso anno viene istituito il Parco Nazionale del Pollino.

Un viaggio senza dubbio affascinante e' quello attraverso il passato storico-artistico della Basilicata. Qui piu' che altrove, la storia spiega l'arte e l'arte racconta la storia della regione. Contesa tra Oriente e Occidente, ha vissuto alti momenti artistici fin dalla comparsa dell'uomo sul suo territorio. Devastazioni o ruberie, frane, terremoti o l'oblio sono i tributi che il patrimonio artistico lucano ha pagato alla storia e che non consentono un'analisi organica. Un patrimonio prezioso quanto vario, lontano dagli abituali canoni stilistici, ha da sempre attinto dall'artigianale artistico che ha fatto propria ogni corrente o cultura con cui sia venuto in contatto. Il materiale ceramico raccolto nei musei della regione rivela una grande tradizione nella lavorazione dell'argilla di cui la regione e' ricca; si pensi alla cultura neolitica di serra d'Alto con ceramica graffita e dipinta con spirali, triangoli o losanghe a campitura piena di colore bruno, o allo splendore delle colonie greche, dotate di fornaci proprie e scuole di decorazione con i pittori di Pisticci e di Policoro. Si pensi ancora al periodo romano con i mosaici dei pavimenti o il meraviglioso sarcofago di Rapolla del II sec. a.C. che puo' essere eletto simbolo del fenomeno di arte importata, in quanto proveniente dall'Asia Minore. Il fenomeno dell'arte importata divenne poi tipico in epoca feudale e continuo' nel 1600.

Della dominazione gotica oggi resta l'antica Pietra Pagana (Pescopagano), dove sono stati rinvenuti idoli e iscrizioni dedicate al dio Silvano. Poi nuovi impulsi culturali si sono avuti grazie al diffondersi del monachesimo greco-orientale fin dal VII sec. e nel corso di tutto il Medioevo, periodo in cui arrivano in Lucania monaci che seguono la regola di S. Basilio. In fuga dalle persecuzioni Iconoclaste e dal dilagare delle popolazioni arabe, animati dal bisogno di vita contemplativa, costruiscono numerosi eremi, laure e cenobi soprattutto sulla Murgia di Matera e all'interno della stessa citta'. L'architettura scolpita in negativo e la pittura parietale a fresco influiscono non poco sulle vicende artistiche del Materano, in cui vi e' la piu' alta concentrazione di chiese rupestri (155 a oggi accertate), del Pollino, della valle dell'Agri e del Sinni, dove ancora rimangono i ruderi affrescati del monastero di S. Angelo al monte Raparo fondato da S. Vitale. E dagli affreschi della Cripta del Peccato Originale a Matera che si e' soliti fare iniziare la storia dell'arte in Basilicata. Con il Medioevo normanno-svevo si hanno imponenti opere di fortificazione soprattutto in Basilicata. Conti e baroni ampliano fortilizi longobardi e bizantini preesistenti o edificano nuove roccaforti e castelli: fondamentali sono quelli federiciani di Melfi, Lagopesole e Palazzo S. Gervasio. Anche in ambito religioso si hanno segni tangibili di vivacita' artistica. Sorgono i nuovi insediamenti benedettini e nuovi artisti sono chiamati a dirigerli e decorarli: Sarolo da Muro, Melchiorre da Montalbano, Noslo di Remerio, Mele da Stigliano. Ascrivibili al romanico, con influssi di diverse regioni italiane nonche' di gotico cluniacense, sono: l'abbazia della SS. Trinita' di Venosa, la Cattedrale di Acerenza, il campanile della Cattedrale di Melfi, S. Maria di Anglona, la Cattedrale di Matera e quella di Rapolla, il santuario di S. Maria di Pierno, l'abbazia di S. Michele Arcangelo a Montescaglioso, S. Michele a Potenza, la chiesetta di S. Maria delle Grazie in Capodigiano a Muro Lucano, S. Giovanni Battista e S. Domenico a Matera e il Duomo di Atella.

Appartengono all'Eta' angioina gli affreschi della Trinita' di Venosa e delle chiese rupestri di S. Maria della Valle a Matera, di S. Antuono a Oppido Lucano, di S. Lucia a Rapolla e di S. Margherita a Melfi. Si continua a dipingere nelle chiese rupestri, ma la diffusione, verso la fine del XIII sec., dei francescani e degli affreschi delle loro chiese rappresenta una vena innovativa nella pittura lucana (cripta di S. Francesco a Irsina). Alla crisi del Regno di Napoli fa riscontro solo un'alta pressione fiscale e il territorio e' frazionato in piccoli stati nelle mani di feudatari che edificano castelli e ne riadattano di preesistenti: imponenti quelli di Melfi, Miglionico, Valsinni, Episcopia. Oggi torri superstiti sono a S. Mauro Forte e a Picerno, ma belli anche sono i castelli di Moliterno, Brienza, Cancellara e Lavello. Alcuni sono diroccati, altri sono ridotti a semplici ruderi, eppure costituiscono, insieme a interi centri abbandonati come Craco, ambienti ruderali che segnano il paesaggio conferendogli un'atmosfera ricca di memoria. Con gli Aragonesi si ha un'ulteriore fortificazione che riguarda le coste del Tirreno e dello Jonio. Di epoca aragonese sono i castelli di Venosa, Matera e Bernalda.

Nella scultura si hanno i pregevoli portali durazzeschi di S. Francesco a Potenza e di S. Antonio a Tricarico, o di reminiscenze catalane a cui accenna il bel portale del convento dei Minori Osservanti di Rivello. E' nella Cattedrale di Matera con il Presepe in pietra di Altobello Persio (1534) e con la cappella dell'Annunciazione del figlio Giulio, anche essa in pietra, che si affermano il 1500 e l'eco rinascimentale adriatica. Importanti accenni al Rinascimento sono nell'abbazia di S. Michele Arcangelo a Montescaglioso o nei pilastri affrescati di S. Donato a Ripacandida. Acquista vigore il fenomeno dell'arte importata e di imitazione: rappresentativo e' il Polittico di Cima da Conegliano conservato nella chiesa di S. Francesco a Miglionico. Emergono anche pittori locali come Giovanni de Gregorio detto il Pietrafesa, Carlo Sellitto, Pier Antonio Ferro e i fratelli Antonio e Costantino Costabille. Il monastero di S. Maria di Orsoleo accoglie nel chiostro gli affreschi di Giovanni Todisco di Abriola, il protagonista del 1500 lucano che affresca anche la rinascimentale cripta Ferrillo della Cattedrale di Acerenza.

Una nuova generazione di feudatari edifica nuove residenze: Palazzo Pignatelli a Marsico Nuovo e Palazzo Ducale a Tricarico sono solo degli esempi. Al Barocco lucano si deve un risveglio culturale esteso non solo ai nuovi signori, vista la diffusione di sontuosi portali. A Matera Palazzo Lanfranchi e' il polo di espansione urbanistica cui fanno riscontro la chiesa del Purgatorio ed il convento delle Clarisse di S. Chiara e ancora S. Francesco d'Assisi e il Palazzo del Sedile, oggi sede del Conservatorio. Una sintesi artistica dal Medioevo al 1800 e' rappresentata dalle masserie fortificate: sorte su insediamenti monastici o presso stazioni di transumanza; tra le numerose si ricordano la masseria castello di S. Basilio a Pisticci e la masseria Palazzo di Scanzano Jonico. A discutibili opere o rifacimenti di eta' contemporanea si alternano opere di rilievo come la chiesa del Borgo rurale La Martella di Ludovico Quaroni.