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La Lucania

  Michele Giacomino

Uno scultore lucano emigrato oltre oceano.

 


Lo scultore Michele Giacomino, naque a Potenza nel 1862 e mori' a Monterrey, in Messico nel 1938. La vita di Michele Giacomino e la sua attivita', e' uno dei casi felici di emigrazione lucana. Lo scultore, infatti, seppe raggiungere un' elevata notorieta' nel continente americano grazie alle sue doti artistiche. Egli svolse una intensa attivita' artistica in Cile, in Messico e negli Stati Uniti. Ebbe i suoi natali a Potenza, da una famiglia povera. Gia' dai primi anni della sua giovinezza balenava in lui l'ispirazione artistica, ed il suo talento non tardo' a farsi notare. Inizio' così i suoi studi al Reale Istituto di Belle Arti a Napoli, dopo aver superato una prova di concorso. Fu primo tra sedici candidati per il conseguimento di una borsa provinciale, ed aver superato esami in varie discipline per diciassette giorni. Ebbe come professori Giuseppe Pisanti, Vincenzo Marinelli, Giuseppe De Luca, astri del firmamento dell' arte italiana; ed alla loro scuola, la tecnica della sua arte si perfeziono'. Fino al 1890 aveva raccolto menzioni onorevoli e medaglie d' argento e guadagno' il primo premio col massimo dei voti. Nel 1891, vinse un nuovo concorso a Napoli, fu invitato in seguito a recarsi a Santiago del Cile, ove si distinse nel modellare busti e statue, e nel costruire oltre settanta altari e numerose tombe. Nel 1893, in occasione d' una esposizione internazionale d' arte la Colonia italiana di Santiago si rivolse a lui per la scelta dei lavori da mettere in mostra, nominandolo suo Direttore. Giacomino costrui' cinque carri allegorici, che raccolsero consenso unanimi. Questi carri simboleggiavano Guido d' Arezzo, Palestrina, Monteverde, Rossini, Verdi e ne ricordavano le glorie ed i più salienti tratti della loro opera di artisti. Giacomino presentò alla esposizione stessa un Leone, simbolo di "Vittoria", eseguito in soli quindici giorni. Il suo leone venne comprato dal Governo, ed egli ottenne la nomina a professore nella locale Accademia di Belle Arti. Nel 1899 ritorno' in Italia, dove il padre, volle per l'ultima volta stringere fra le braccia il figlio. Giacomino in terra lucana fece molti busti, tra i quali ammiratissimi furono quelli di Re Umberto I, di Felice Cavallotti, del giureconsulto Antonio Rinaldi e di Eduardo Mancinelli. Rimasto per circa due anni a Potenza, ebbe, per concorso, una cattedra nella locale Scuola d’Arti e Mestieri, ed insegno' plastica ornamentale e figura decorativa. Ma la nostalgia lo richiamo' presto nelle Americhe.Nel 1901 era di nuovo a New York. Qui esegui' decorazioni in stile trecentesco e del cinquecento e fu conteso dagli antiquari, i quali gli commettevano delicati lavori. Da New York passò nelle Antille, ad Avana a Cuba, dove raccolse lodi dalle personalita' dell' arte locale. Prosegui' poi per il Messico: a Meridam nel Yucatan, fondo' per invito del Governo, l’Accademia serale d’arti e mestieri; eseguì lavori architettonici e decorativi di rilievo nel Teatro Péon Contreraj, nonche' pregiate decorazioni nei palazzi del generale F. Canton e del signor Garcia. Ideo' e costrui' l' arco trionfale dei Cubani, in occasione della visita del Presidente della repubblica generale Porflrio Diaz, con due pilastri e quattro colonne, e per quest' arco fu giudicato degno del primo premio. Nel 1909, fu invitato a recarsi nella città del Messico, mentre a Monterry era intento a decorare il gran teatro della Indipendenza. A citta' del Messico decorò il teatro Colombo, che fu giudicato secondo tra quelli della repubblica, e l’architetto costruttore spagnuolo Emilio Del Campo gli tributò amplissime lodi. I ministri Sierra ed Olegario Molina, della Pubblica Istruzione lo nominarono Direttore dell’Accademia di belle Arti. Chiamato negli Stati Uniti a Sant’Antonio, nel Texas, dimostrò di avere della scultura un concetto chiarissimo per precisione e regolarità di linee anatomiche, per delicatezza delle forme, rifuggendo dall'astratto e dal convenzionale, si nutriva unicamente dello studio e della contemplazione del vero. A Sant’Antonio, il Governo acquisto' da lui una superba statua di Nettuno. In questa stessa città, diresse la costruzione di alcuni teatri di proprieta' del sig. F. Ciappas, ed esegui' un busto di Gabriele d’Annunzio, di cui vendette varie copie. L’ ultima sua tappa all’estero, dal 1910 a parte del 1924, e' stata a Monterrey, dove, nel luglio 1916, gli pervenne il decreto di nomina a Cavaliere della Corona d’Italia, su proposta del Ministro Sonnino. A Monterrey fu chiesto di modellare un secondo busto di D’Annunzio, riuscito non meno pregevole del primo, creo' uno studio di scultura e di architettura decorativa, intitolato dal nome del grande poeta italiano. La societa' tipografica Gutenberg organizzo' una festa in suo onore e lo nomino' socio onorario, offrendogli, nel contempo, una medaglia d’oro e un diploma d' onore. In quest' occasione, egli modello' un riuscitissimo busto di Gutenberg e ne fece dono alla societa'. Poi completo' ed espose, nel cimitero del Carmine, la statua marmorea del capitano Lorenzo Aguilar, morto eroicamente per la difesa del partito maderista. Ammiratissimo fu il monumento al grande filantropo Eleuterio Gonzales Gonzalitos, cultore di scienze mediche e fondatore della clinica medico-chirurgica di Monterrey. Questo lavoro, che e' quasi due volte la grandezza naturale, suscito' un fermento di vivi entusiasmi, e fu riportato dall’autorevole stampa locale, che ebbe a battezzare come autentico e vero capolavoro. Per incarico della Massoneria di Nuovo Leòn, fece la statua in marmo di padre Servando Teresa de Mier, baldo precursore dell’ indipendenza messicana; ed i critici d’arte, con unanime consenso, giudicarono che la piazza del Roble, in cui il monumento sorgeva, erasi arricchita di pregevole gioiello. Altri lavori meritevoli furono i busti dei generali Lazzaro Garza Ayala e Carlo Trevigno. Nel 1923, Giacomino ed un suo rispettabile socio, il signor Augusto Massa, decoratore, guadagnarono un primo ed un secondo premio. Dopo questi rapidi cenni biografici, c' e' da ricordare il progetto, che Giacomino aveva fatto per il monumento da realizzare a Potenza in memoria dei caduti della prima guerra mondiale. A questo progetto, egli aveva promesso l’ esecuzione gratuita, ma che per disguidi o ad altre imprecisate cause, non esegui' mai. Il progetto presentato aveva in alto un ufficiale che reggeva con la mano sinistra la bandiera, e protendeva la destra in direzione del nemico. Ai piedi dell’ufficiale vi erano due militi, dei quali l' uno era moribondo e l’altro sorreggeva il caduto e, nel tempo stesso, tendeva il fucile verso il punto del fuoco del nemico. Un piano piu' in basso, era raffigurata la "Vittoria", che aveva le braccia verso il cielo e stringeva fra le dita una catena infranta. Dall’altra parte del monumento, ed in corrispondenza della "Vittoria", si ergeva la maestosa Italia, che chiudeva l'ultimo anello di una catena, per significare l' unità della patria. Ad uno dei lati del monumento, vi era un leone ferito, immagine dell' Italia ancor sanguinante sotto l' artiglio dell’aquila bicipite, e dall’opposto lato era scolpito un leone vittorioso, il quale posava sopra un trofeo d' armi, ed indicava la forza gagliarda di una Italia redenta.