Carlo Levi
Carlo Levi e la Lucania
Carlo Levi, per la coerenza
delle sue idee e l'assoluta unita' delle sue diverse attivita', e' un esempio raro nella
vita artistica e culturale del nostro paese.
Nacque a Torino il 29
novembre 1902, dove trascorse l'adolescenza e la giovinezza; a soli 22
anni si laureo' in medicina, ma non esercito' mai la professione preferendo
dedicarsi all'attivita' artistica (fu pittore e giornalista oltre che scrittore) e a
quella politica.
Cresciuto in una famiglia di tradizioni
socialiste (era nipote del deputato socialista Claudio Treves), inizio' la sua
formazione politica nel gruppo di intellettuali raccolti intorno a Piero Gobetti,
fondatore della rivista "Rivoluzione liberale", a cui Levi
collaboro' fin dal 1922. Aderi' poi al movimento "Giustizia e Liberta'".
Per la sua attivita' antifascista fu arrestato
il 15 maggio del 1935 a Torino e condannato a tre anni
di confino in Basilicata.
Il 3 Agosto 1935 Levi giunse in confino a
Grassano, la sua prima
destinazione fu presso l'albergo Prisco.
Il 5 agosto, due giorni dopo
essere arrivato a Grassano, Carlo scrisse alla madre: " il viaggio,
malgrado la noia delle manette, e' stato assai gradevole, per i luoghi a me ignoti e
bellissimi che si traversano [...] Credevo che anche Grassano fosse un paese di montagna,
e me lo figuravo tra boschi e salite impervie: invece e' in cima a un colle a lentissimo
declivio, si' che dallalto non si apprezza il dislivello, che pure e' assai forte,
col fondo della valle [...] Le colline sono tutte coltivate a grano; pei campi lavorano le
trebbiatrici e passano a cavallo i contadini per recarsi ai campi lontani. Non so ancora
come potro' dipingere questo paesaggio cosi' serio e grave, che e' esattamente
lopposto della varieta' colorata e felice di Alassio [...] E' una esperienza nuova,
che non avrei mai fatto altrimenti; mi si rivela un mondo veramente ignoto, lontanissimo
da quanto siamo soliti pensare e vedere, con altre abitudini, altri sentimenti e pensieri,
altro aspetto delle cose, delle terre, degli alberi, delle case" (Fondo Carte
Famiglia Levi, Busta 21, foglio 755).
Traslocato dalla locanda dei Prisco
alla casa della famiglia Schiavone in via capo le Grotte al numero 19, Carlo
ritrovo' il gusto dei pennelli.
Scrive alla sorella il 24 agosto: "Mia carissima Luisa, il tempo
passa assai piacevole, adesso che mi sono alloggiato nella nuova casa, e mi son messo a
dipingere. Ho gia' fatto due quadri: una natura morta, con peperoni, pannocchie di
granturco e limoni, e unaltra, con due teste di pecora spellate e sanguinanti,
comprate dal beccaio [...]" (Fondo Carte Famiglia Levi, Busta 22, f. 762).
Durante il periodo di confino grassanese dipinse almeno settanta tele.
Gia' il 30 agosto il
prefetto di Matera propose al Ministero degli Interni il trasferimento di Levi ad Aliano,
un comune piu' isolato della provincia di Matera; Grassano, vicina ad uno scalo
ferroviario della linea Potenza-Taranto, non apparve adatta per un soggiorno di confino,
permettendo un piu' facile arrivo di amici e l'arrivo di posta e bagagli che potevano
sfuggire al controllo della censura; inoltre il Levi si era "messo in troppo
evidente dimestichezza" con la popolazione locale. Il Ministero dispose il
trasferimento di Levi ad Aliano nonostante che il Podesta' di Grassano avesse inviato al
questore di Matera una richiesta del Levi perche' fosse concessa una breve proroga al
trasferimento, per ragioni connesse con la sua attivita' artistica. La richiesta venne
rigettata e il 18 settembre Levi si reco' ad Aliano dove, escluse alcune
brevi parentesi, avrebbe scontato il restante confino. Fu, pero', rimesso in liberta'
l'anno successivo, il 20 maggio 1936, in occasione della proclamazione
dell'Impero. Sei giorni piu' tardi ripartira' da Aliano alla volta di Torino.
Nel 1939, per evitare
nuovamente il carcere, espatrio' in Francia dove vi rimase fino al 1941.
Rientrato in Italia per partecipare alla Resistenza, aderi' al Partito d'Azione;
nuovamente arrestato nella primavera del 1943, a Firenze, fu liberato nel
luglio dello stesso anno e fece parte del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale. A
questo periodo risale la composizione della sua opera piu' famosa il "Cristo
si e' fermato a Eboli", che fu scritto nel momento piu' drammatico della
guerra.
Il libro pubblicato nel 1945, subito dopo la Liberazione,
incontro' "l'immediato favore del pubblico e della critica, che videro in esso il
primo libro di rottura del dopoguerra, la prima voce autentica di un
rinnovato impegno civile e morale".
Il grande successo del " Cristo"
fece passare in secondo piano la sua produzione letteraria successiva, che invece
confermava la sua originalita' e profondita' di scrittore, che andava dall'Orologio (1950), scomoda e quasi profetica analisi della tendenza al compromesso che avrebbe
contraddistinto per decenni la vita politica italiana, ai saggi siciliani Le parole
sono pietre (1955); dalle note di viaggio raccolte sulla Russia e sulla Germania
nel dopoguerra (Il futuro ha un cuore antico, 1956; La doppia notte
dei tigli, 1959), sino al ritorno agli archetipi, alla "presenza
dell'arcaico" nella Sardegna di Tutto il miele e' finito (1964).
Ma accanto al Levi scrittore e pittore non va
tralasciato il Levi politico. Infatti tra il 1945 e il 1946
diresse a Roma il quotidiano del Partito d'Azione "L'Italia libera" .
Mentre, nel 1946, fu candidato per la Costituente nella lista di
Alleanza repubblicana insieme a Manlio Rossi Doria, Fiore e Guido Dorso nel collegio
Bari-Foggia e in quello di Potenza Matera, fu quella "loccasione per
ritornare dopo dieci anni in terra di Lucania rivedere i luoghi che avevano deciso la
svolta della sua vita e del suo modo di intendere il mondo; Pisticci, Grassano, Tricarico,
Garaguso, Accettura, Aliano non erano granche' cambiati. Pure, pero', qualcosa aveva
cominciato a muoversi anche li': era cresciuta la protesta organizzata dei
contadini, il socialismo aveva guadagnato avaramente queste terre.
Il giro elettorale di Carlo, accompagnato
da un giovane militante, Leonardo Sacco, ristabili' il contatto, non sempre facile e
pacifico. Il Cristo indispettiva una parte dei nativi perche' suonava come una
rivelazione indebita della miseria materiale delle plebi e della miseria morale delle
classi dirigenti corrotte. Mentre si apprestava a ripartire da Grassano, Carlo fu
diffidato, da uno sconosciuto, a ritornare in quel posto, pena la morte. La mattina
successiva fu minacciato da un uomo, vestito di bianco e con un gran fiore
allocchiello.
Ad Aliano le cose non andarono molto
meglio (anche qui fischi da un gruppo di giovani) ma presero una piega quasi farsesca:
Carlo fece il suo comizio, di domenica a mezzogiorno, affacciandosi da un balcone sulla
piazza quasi deserta. La cosa che piu' gli premeva, pero', era rivedere quel paese di
creta e di calanchi, la' dove aveva miticamente immaginato il cammino di liberazione del
Mezzogiorno. Carlo rivide Prisco, il padrone della sua locanda; Luigino, alto, magro, che
parlo' bonariamente delle citazioni a lui riservate nel libro; rivide le donne sulle
porte; rivide la casa dovera stato negli ultimi tempi di confino, accudito dalla
'strega' Giulia. Nulla sembrava cambiato.
La speranza, quella vera, la trovo' a
Tricarico. Qui operava il giovane poeta e militante politico socialista Rocco Scotellaro,
allora ventitreenne. Per Carlo, Rocco sarebbe stato una vera rivelazione, quasi una
reincarnazione di Gobetti, tanto piu' realistica per laspetto di fanciullo maturato
in fretta e per il comune destino di una breve esistenza. Ha scritto Carlo nella
prefazione allUva puttanella di Rocco: Arrivato sulla piazza di Tricarico mi venne
incontro un giovane, piccolo, biondo, dal viso lentigginoso, che sembrava un bambino. Era
Rocco che mi si avvicino' col viso aperto dellamicizia, [...] volle condurmi a
visitare le case dei contadini e la Rabata, e le pitture dei fratelli Ferri, giu' alla
chiesa del Carmine e la casa di sua madre, e la sua piccola stanza. [...]", cit.
tratta da Gigliola De Dovuto e Sergio DAmaro, Un torinese del Sud:
Carlo Levi, Baldini & Castoldi editori, Milano, 2001, pp.174-175.
Anche se Levi non ottenne piu' di 252
voti, la campagna elettorale ebbe per lui e i suoi compagni piu' di un motivo di
soddisfazione, avendo la Basilicata, e in particolare la provincia di Matera, superato il
40% dei voti a favore della repubblica. Solo nel 1963 e, di nuovo, nel 1968
fu eletto senatore, come indipendente, nelle liste del PCI . Nel 1967
fondo' la FILEF ( Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie)
per l'assistenza agli emigrati e alle loro famiglie, di cui fu presidente fino alla morte.
Continuo' in tutti quegli anni a praticare
un'intensa attivita' artistica, che non aveva mai tralasciato, numerose furono le mostre e
le personali a cui partecipo' in quegli anni. Nel 1954 alla Biennale di
Venezia fu allestita una sua sala personale, in cui furono esposti alcuni dipinti
risalenti al periodo del confino lucano. Nel 1961 , per il
padiglione della Basilicata dell'Esposizione torinese "Italia '61",
dipinse il pannello di oltre 18 metri di lunghezza "Lucania '61",
ora conservato presso il Centro "Carlo Levi" di Matera, dove vediamo riassunta
tutta la complessa cosmologia pittorica dell'autore. Nel 1974 un'ampia
mostra antologica della sua produzione figurativa fu organizzata al Palazzo Te di Mantova.
In quell'anno compi' l'ultimo viaggio in Lucania, dove presento' la cartella delle sette
litografie ispirate al "Cristo si e' fermato a Eboli".
Mori' a Roma il 4 gennaio 1975. Fu sepolto, per suo volere, ad Aliano in Lucania.
Recentemente i paesi di Aliano e di Grassano
hanno dato vita al "parco letterario" dedicato a Levi e al suo
"Cristo".
Opere di Carlo Levi
- Cristo si e' fermato a Eboli, 1945
-
L'orologio, 1950
-
Le parole sono pietre : tre giornate in Sicilia, 1955
-
Il futuro ha un cuore antico. Viaggio nell'Unione Sovietica, 1956
-
La doppia notte dei tigli, 1959
-
Tutto il miele e finito. 1964
I colori di Lucania 61, metafora
di un mondo
Il dipinto
Lucania 61 e'
un omaggio del pittore
Carlo Levi alla terra e
alle genti della Basilicata. Non a caso questo quadro di forte impatto, misura 18,50
metri in lunghezza e 3,20 metri in altezza, rappresento' la Basilicata alla
"mostra delle Regioni" organizzata a Torino nel 1961, in occasione
del primo centenario dell' Unita' d'Italia.
Il dipinto,
sembra uno schermo panoramico, che racchiude la storia
di Tricarico e del suo poeta Rocco Scotellaro, di Grassano e Aliano, luoghi di confino
dello scrittore-pittore, e di Matera capitale della 'cultura contadina'.
E' un'opera di
grande respiro emotivo, pregna di realismo esasperante [...].
Nella sequenza pittorica si
possono leggere ancora i richiami dei problemi irrisolti del Mezzogiorno".
Attraverso le varie parti che costituiscono il
grande dipinto
vediamo riprodotti e illustrati i luoghi, i personaggi e le immagini care al pensiero
leviano. Non a caso il dipinto e' stato considerato come una "metafora"
delle genti di Basilicata.
Movie sequence: "Cristo si e' fermato ad Eboli" con GianMaria Volonte' nel ruolo di Carlo Levi. (Arrivo in Lucania)
Video: I colori e le parole di Carlo Levi
DISCESA AL BASENTO - Lettura di Dino Becagli di un passo del "Cristo si è fermato a Eboli" di Carlo Levi
Video: Carlo Levi Giulia la Santarcangelese
L' ultimo ricordo di Carlo Levi
"Cristo si e' fermato a Eboli" (1979) - Scene girate a Craco.
Franco Guarino Rainews24 "REPORTAGE Carlo levi e la Basilicata che cambia"
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