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La Lucania

Italo Squitieri

Italo Squitieri, pittore lucano, naque a Potenza il 10 febbraio del 1907 e mori' a Cortina d'Ampezzo il 28 dicembre del 1994.

 

Nato il 10 febbraio 1907 a Potenza il padre vorrebbe che diventasse un ingegnere e già a tredici anni lo spedisce a studiare a Pavia ospite degli zii.

Avviato dalla famiglia agli studi tecnici, si iscrisse alla facoltà di Ingegneria all'Università di Pavia, che abbandonò al secondo anno per dedicarsi interamente alla pittura. Gli interessi giovanili sono per l'impressionismo (Degas) in un primo tempo e, in seguito, per il futurismo, però la via del "Novecento" è quella destinata a dare alla sua pittura l'impronta decisiva. A Pavia si avvicina alla locale Accademia dove segue, pur non iscritto, le lezioni di Giorgio Kienerk. Poco dopo si trasferisce a Milano, ambiente ricco di novità e idee sempre in continuo movimento, grazie al lavoro delle numerose gallerie che propongono le opere di Carrà, Oppi, Sironi, Funi, Tosi, Casorati e tanti altri. A Milano, si iscrisse all'Accademia di Brera. Qui, per sbarcare il lunario, crea illustrazioni per libri e cartelloni pubblicitari, pannelli decorativi e nello stesso tempo continua a dipingere guardando alla modernità. In questa città conduce una vita piena di fermenti, ma con lo spirito legato alla propria terra, la Lucania, fa ritorno spesso a Potenza e dipinge paesaggi e donne lucane. In questi anni incontra il chirurgo Federico Gavioli, suo grande amico e mecenate, il primo a credere nella sua creatività e il primo ad aiutarlo ad esporre in mostre collettive e personali. Sono di questo periodo le prime mostre, che gli conferirono una certa notorietà fra i giovani artisti italiani. Fra il 1929 ed 1931 infatti fu primo classificato fra i giovanissimi alla Prima Mostra alla Permanente di Milano; espose anche alla Mostra Sindacale a Napoli. A Potenza allestì la sua prima personale, presso il Palazzo del Fascio. Nel 1931 venne chiamato dal fratello Aurelio presso l'Ambasciata italiana a Beirut. Fu l'inizio di una serie di viaggi e lavori del pittore in Medio Oriente, dove dipinge figure e paesaggi ispirati a quegli ambienti. Tiene mostre personali a Beirut, Damasco, Tripoli di Siria, Aleppo, Il Cairo, Alessandria d'Egitto, Rodi e Gerusalemme.

I VIAGGI

Per diletto viaggia alla ricerca di nuove fonti d'ispirazione a contatto con le popolazioni di luoghi in cui la natura appare intatta e ricca di storia. Viaggiò e soggiornò in Medio Oriente, a Beirut, Damasco, Aleppo, Rodi, Atene, Costantinopoli, Cipro, il Cairo, a Londra, Berlino, Monaco, Francoforte, Ginevra, Parigi, in Spagna, isole del Mediterraneo, Singapore, Polinesia e a Bangkok. Tornato a Roma nel 1936, stabilì il suo studio nella nota via Margutta e venne in contatto con Mario Mafai, Mario Massa e Renato Angiolillo. Nel 1940 venne chiamato alle armi come ufficiale d'artiglieria e la sua attività pittorica si interruppe quasi completamente. Alla fine della guerra ritorna a Roma. Squitieri qui non si trova a suo agio e decide di fuggire dalla capitale, cercando un rifugio dove raccogliere le esperienze di tanti anni e dei lontani luoghi esplorati: lo trova a Cortina d'Ampezzo, su suggerimento di Mario Rimoldi. Qui la sua pittura diviene forte e severa. Dipinge i grandi blocchi dolomitici e i "tabià" (grandi fienili delle valli alpine) con potenti volumi, generati dalle vaste superfici, disposte con sapienti elementi architettonici, atti a conferire alle composizioni forza dinamica. La tavolozza si restringe ai soli bruni, al bianco di calce sulle pareti di pietra, ai grigi delle lastre dolomitiche, ai neri profondi degli interni, ai grigiobluastri dei cieli foschi, agli isolati punti di rosso e di giallo di qualche fiore. Le composizioni di carattere arcaico a cui Squitieri si dedica dal 1956, nutrite dai "miti" della sua Lucania, risentono sensibilmente delle esperienze di quel viaggio in Asia Minore, dove ebbe modo di studiare a fondo l'arte assira e gli Egizi. Il suo stile pittorico conobbe una drastica svolta a causa dell'interesse per la pittura di Mario Sironi, di cui fu allievo. A Parigi strinse rapporti di amicizia con Cocteau, Picasso, Max Ernst, Severini, Braque, Guttuso, Mirò, Chagall, Camus. Conosce anche Hemingway che frequenterà per molti inverni a Cortina d'Ampezzo e a cui farà numerosi ritratti. Diventa amico della pittrice Colette Rosselli e di suo marito Indro Montanelli che scrive su di lui un simpatico profilo." Legatissimo alla terra d’origine, alla sua gente, ai luoghi della storia, dell’archeologia, ai monuenti delle civiltà, ha inseguito il magico richiamo della pietra, dei deserti, dei paesaggi, dei silenzi. Libero, contraddistinto da un segno rapido e sicuro, impegnato in una continua meditazione e nella ricerca di materia ed espressioni autentiche, ha scandito il suo percorso artistico con una serie di "cicli”, significative fasi della sua esplorazione, essi furono: "L' Arcaico”, "Petra”, "Il Potere”, "Il Precario”.

PERIODI ARTISTICI

La sua vicenda artistica si svolge per "cicli" e le opere risentono dapprima l'influenza degli impressionisti, poi dei futuristi.

Periodo artistico di Italo Squitieri: "L’ ARCAICO"

Dal 1958 al 1973 Squitieri trova con relativa facilità la via giusta in una espressione per un'arte d'incontro diretto con la sua terra d'origine. I soggetti ricorrenti nella pittura di Squitieri sono desunti dalla sua terra, la Lucania: volti e paesaggi sono scavati sotto le apparenze per portare alla luce la memoria di un popolo e di un luogo che appare nella sua nuda verità. Le facce tristi delle donne lucane, tra mito mediterraneo, archeologismo di origine greca, neoclassicismo di tipo realistico, sono una esplicita indicazione di una arcana libertà di ritrovarsi nell'esempio degli antichi e nel culto degli aspetti più segreti e popolari. Opere di quel periodo sono: "Lucania", "L'Attesa", "Donna di antica terra", spaccato di un microcosmo arcaico ma pur sempre attuale, molto amato da Squitieri. I paesaggi lucani di montagne e valli che, nonostante la maestosità, accolgono con affetto materno piccolissime case trafitte dal sole. Luoghi mai dimenticati dal pittore, citati a memoria, a volte attraversati da sontuosi cavalli e nudi cavalieri che si confrontano con la natura e vanno incontro ad una luce fuori campo che li invade. Nella sua immensa produzione ha sempre trasfuso la sua personalità di uomo libero, fedele solo ad alcuni punti di riferimento solidissimi: la sua terra, i suoi affetti, la natura, la bellezza femminile, il lavoro dell'uomo, il fascino delle grandi civiltà del passato e delle terre esotiche. Squitieri ha raffigurato paesaggi lucani in cui s'inseriscono figure di umili uomini e donne. Le opere di Squitieri sono attraversate da una luce accecante, che riesce a far fuoriuscire figure e luoghi come incastonati in una pietra che si è fatta pittura e materia e quindi luce, la sua straordinaria ossessione. Un pittore che, richiamandosi ai miti della sua terra di origine, ha saputo dare, fin dagli anni giovanili, un respiro universale al suo lavoro, portandosi dietro il meglio della provincia natìa: quel sedimento della Lucania che lo aiuta a dar corpo a fantasie che nascono dal vissuto individuale, da ricordi che si sono andati accumulando una stagione dopo l'altra della vita. Pittura come evocazione. Operando per sintesi lineari e puntando a ottenere forti volumi (è quel che di architettonico e di monumentale felicemente gli rimane nella tavolozza, della sua adesione convinta alla poetica del “Novecento”, dopo le esperienze iniziali nelle quali potevi cogliere gli echi delle lezioni dei macchiaioli e degli impressionisti prima e, successivamente, dei futuristi), Squitieri ci restituisce immagini di una Lucania sognata; suggestivi frammenti di tutto quel che ci parla del cuore antico, al limite primitivo, di questa terra che conserva grandi tesori ambientali, ma soprattutto di umanità.

Periodo artistico di Italo Squitieri: "IL POTERE"

"Il Potere", ciclo fortemente rappresentativo dei nostri tempi: ventisei dipinti composti in sette anni, dal 1972 al 1979, in cui ogni simbolo grafico assume ragione e vita, e ogni proposta tematica è personale e coerente, come forma di rilessione sul concetto di potere nella decadenza morale della società contemporanea. Il disegno è nitido, come chiara è la denuncia. L'autore, mirabilmente dotato di temperamento istintivo, di ricchissima cultura formale e sostanziale, domina gli inviti e le suggestioni che gli provengono dalla problematicità dei temi trattati. In nessun altro pittore, forse, è così forte l'allarme per il declino morale dell'Italia, distrutta da troppa storia. La Mostra de' "Il Potere" si aprì nello Studio 23 a Cortina nel 1979, per poi essere accolto nel 1980 alla Mostra Antologica tenutasi nella prestigiosa Villa dei Dogi Contarini, sul Drenta. Seguì una mostra a Palazzo Barberini nel 1982 e ancora a Roma nella Galleria Cangrande, nel 1984.

Periodo artistico di Italo Squitieri: "PETRA"

Petra, costituito da diciotto tele eseguite tra il 1979 e il 1985. Il periodo dal 1979 al 1985, sono segnati dal ciclo di "Petra", che il pittore potentino ha realizzato recuperando le impressioni di un suo viaggio in Giordania e di una visita alla mitica capitale dei Nabatei. Rimane particolarmente affascinato sulle rovine di Petra perche' gli ricordano molto i Sassi di Matera.
Cosi' Italo Squitieri descrisse il ciclo di "Petra":

"Nell'aprile del 1931 andai in Medio Oriente e mi fermai laggiù fino all'ottobre del 1936. Feci lunghe soste nel Libano: Beirut, Saida e Baalbek. Nell'Iraq: Bagdad e Ninive. In Siria: Damasco, Latakia e Aleppo. Infine dovunque ci fossero vestigia di civiltà sepolte come Palmira, Antiochia e la grandiosa, indimenticabile Jerash, in Giordania: tutto un trionfo di architettura romana. E fu proprio a Jerash che incontrai Marilor Appelt, intelligente archeologa tedesca, che mi parlò diffusamente di Petra, della sua storia, del suo fascino misterioso. Appena ne ebbi l'occasione vi andai! A quel tempo Petra dei Nabatei non era ancora diventata una meta turistica, per cui raggiungerla costituiva un'impresa molto faticosa. Aggregandomi ad una carovana di mercanti cammellieri diretti ad Aqaba, ci arrivai percorrendo chilometri e chilometri di deserto, sotto un sole spietato, con soste notturne in qualche oasi. Dai miei compagni di viaggio, che mi parlavano soltanto in arabo, seppi ben poco di Petra ma, per mia fortuna, le lunghe conversazioni con la mia amica tedesca mi avevano preparato abbastanza all'impatto con quello straordinario angolo della Terra. Quando il massiccio montagnoso di Petra mi apparve, a una decina di chilometri di distanza, controluce, mi sembrò un grande panettone appoggiato sulla linea orizzontale del deserto. Alcuni scienziati hanno avanzato l'ipotesi di un immenso meteorite staccatosi da una stella e conficcatosi nel deserto, miliardi di anni fa. Giunto alla meta, abbandonai la carovana che proseguiva per altra via. Tutte le emozioni vissute nei ventidue giorni che trascorsi rovistando da cima a fondo Petra, che alla sua grandiosità aggiunge la sua vastità, sono fissate nella mia memoria. Durante quel viaggio eseguii un gran numero di disegni e dipinti ispirati dal mistero di Petra, che non ho mai esposto in vendita nelle numerose mostre tenute in seguito in Italia e all'estero. Li ho sempre custoditi con amore. Ma quando, in un secondo viaggio, rividi Petra così diversa da quella che era, meta di milioni di turisti che siedono sbracati nei caffè e nei negozi che sono sorti, sentii la necessità di evocare la mia Petra, servendomi di quegli antichi disegni realizzai il il ciclo di Petra".

Periodo artistico di Italo Squitieri: "IL PRECARIO"

Dal 1985, con i dipinti del ciclo "Il Precario", il Maestro si cimenta a fissare la visionaria corsa del ciclo della vita, contrassegnata dalla breve durata e dal caduco come la gloria, il denaro e la speranza. Un modo per prendere coscienza della condizione umana e avventurarsi nella tematica poco esplorata del mondo di oggi. Nascono così "Memoria di Ulisse", "Ultimo Frammento", "Condizione Umana", "La Coppia" e "La Moda", opere che costituiscono la prima grande espressione della nostra civiltà sconfitta e umiliata e ci pongono due interrogativi: che cosa accadrà in futuro? Ci sarà ancora qualcuno capace di porsi, dipingendo, ai confini tra due età dove i peccati più abbietti e i sentimenti più nobili sono bizzarramente divisi dal tempo?
ESPOSIZIONI

Oltre che nella sua città natale, la sua pittura è stata vista nelle Biennali veneziane e nelle Quadriennali romane, nonchè in numerose mostre personali e figura nelle maggiori raccolte private, gallerie e alberghi di tutto il mondo. Egli incastona i suoi volti, i suoi magnifici cavalli, le pietre, le giare, come in nicchie di pietra; ci svela anfratti secolari, segreti che parlano della nostra storia e che rendono queste opere, un canto veritiero e magico della Lucania. Nei suoi quadri si trova sempre un brano vivo della sua terra, un pezzo del suo cuore fissato su una tela, una donna bellissima, uno squarcio di mare di smeraldo, un paese che sboccia dalle rocce, un corteo di figure, un mobile, un fiore, uno sguardo come una spada di luce, c'è insomma lo spirito leggendario ancestrale della Lucania, così amata da uno dei suoi figli migliori.

Esposizioni in Italia e all’estero suscitano vivissimo interesse nella critica e nel collezionismo:
1929 – Prima Mostra alla Galleria “La Permanente” di Milano, 1° premio per I Giovanissimi.
1929 – Mostra Sindacale di Napoli.
1930 – Mostra Personale. Palazzo del Fascio. Potenza.
1930 – Mostra Personale nella Galleria La Barcaccia, Roma.
Tiene mostre personali a Beirut, Damasco, Tripoli di Siria, Aleppo, Il Cairo, Alessandria d’Egitto, Rodi e Gerusalemme.
Squitieri espose alla VII Quadriennale di Roma (1955-56).
Opere di Squitieri sono conservate nei Musei civici di Padova, nel Museo d'arte moderna "Mario Rimoldi" di Cortina d'Ampezzo e nella collezione d'arte della Banca Carime.

Italo Squitieri muore nel 1994, all'alba del 28 dicembre, nel suo studio di Cortina, a Villa La Furlana, tra i suoi colori e i suoi pennelli, davanti alla sua ennesima creazione.

LA CRITICA

Di lui Indro Montanelli, una delle firme più prestigiose del giornalismo italiano scrisse: «Italo Squitieri rimase molto sorpreso e un po' incredulo quando gli dissi che il giorno in cui mi si desse di reincarnarmi con diritto di scelta non chiederei a Dio di farmi Leonardo o Einstein, ma Squitieri. Eppure è così, è l'uomo che più invidio al mondo. Si guarda intorno contento e nei suoi occhi azzurri, di bambino, vedo riflesso il meglio di ciò che ci circonda, e solo il meglio.» L’incontro tra Squitieri e Montanelli è avvenuto a Cortina, città nella quale Montanelli trascorreva i suoi momenti di relax nel periodo estivo. Entrambi sciavano e un giorno Squitieri si è infortunato ad una gamba. In quel momento ha pensato che poteva dedicarsi maggiormente alla pittura.

ALCUNI DETTI DI SQUITIERI
Ai disegni, ai suoi quadri, alle numerose note della critica si è da poco aggiunto "Il cavallo di Metaponto”, un libro che raccoglie una serie di appunti autografi della sua vita, dato alle stampe per volontà del fratello Ugo.
"Cominciai a dipingere a sette anni, a Potenza. Ritrassi, sulla parete del salotto, un'amica di famiglia. La mamma subito mi diede una sberla, poi mi comprò i colori"
"Io dipingo donne verticali impietrite dalla dignità, miti, leggende d'antica terra, fanciulle come spighe, boschi sonori d'acqua e di vento, cascate di case divorate dal silenzio, cavalli impazziti, schegge di cielo... e sempre mi ritorna la voluttà della mano, la volta che sentì e vide l'intonaco rugginoso d'un santuario caldo di sole."
"Io sono lucano, Carlo Levi ha visto quella terra sotto l'angolazione sociale, io sotto l'angolazione mitica. Vado spesso laggiù a far provvista di 'mito', cerco la donna che fa la fattura, il contadino che recita i proverbi. E' gente assai fiera e chiusa, non per nulla deriva da 'lucus', selva. Un esempio. Al mercato una venditrice di uova napoletana supplica i clienti affinché comperino. La donna lucana, invece, se ne sta impassibile con il cesto sottobraccio. La sua dignità le vieta di parlare".