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Film del Cinema girati in Lucania: Il brigante di Tacca del Lupo - 1952

La terra lucana e' una regione in cui, dal 1950 ad oggi sono state girate decine di pellicole dalle piu' grandi firme della regia italiana (Rosi, Zampa, Lattuada, Taviani, Pasolini fino a Rocco Papaleo) e internazionale (in particolare Mel Gibson con il suo colossal 'La Passione di Cristo'), la promozione dei territori si lega sempre piu' al fenomeno del cineturismo. Di seguito ecco elencati alcuni Film del Cinema girati in Lucania:

I basilischi - Basilicata coast to coast - Il brigante di Tacca del Lupo - Cristo si è fermato a Eboli - Del perduto amore - L'eredità della priora - Il generale dei briganti - Un giorno della vita - Hai paura del buio - Io non ho paura - Li chiamarono... briganti! - Modo Armonico Semplice - Una piccola impresa meridionale - Quando il sole sorgerà - Il rabdomante - Sexum Superando, Isabella Morra - Terra bruciata

Il brigante di Tacca del Lupo

Il brigante di Tacca del Lupo, Genere drammatico, Storico-Epico. Regia. Pietro Germi. Soggetto tratto dal romanzo omonimo di Riccardo Bacchelli, ridotto per lo schermo da Federico Fellini, Pietro Germi e Tullio Pinelli
Interpreti e personaggi:
Amedeo Nazzari: Giordani, il capitano dei Bersaglieri
Cosetta Greco: Zitamaria
Saro Urzì: il commissario Francesco Siceli
Fausto Tozzi: il tenente Magistrelli
Aldo Bufi Landi: il tenente Righi
Vincenzo Musolino: Carmine
Oreste Romoli: Raffa Raffa
Oscar Andriani: il generale
Alfredo Bini: De Giustino
Amedeo Trilli: il sergente Trilli
Natale Cirino: il sindaco Lo Cascio
Paolo Reale: Ferioli
Aldo Lorenzon: il medico

Il brigante di Tacca del Lupo è un film italiano del 1952 diretto da Pietro Germi, interpretato da Amedeo Nazzari e Cosetta Greco. La pellicola è stata girata in Basilicata, a Melfi, provincia di Potenza, e Calabria, nella zona di Pentidattilo. Fu presentata alla selezione ufficiale della 13ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
Trama

Nel 1863 una compagnia di bersaglieri comandata dal capitano Giordani, nell'ambito dell'attività di repressione del brigantaggio viene incaricata di liberare l'area di Melfi, in Basilicata, da una banda di briganti al cui comando c'è un individuo soprannominato Raffa Raffa (grossomodo ispirato a Carmine Crocco), fedele ai Borboni. Il capitano Giordani è deciso ad usare nella lotta i mezzi più energici e spicci, mentre invece il commissario Siceli, giunto da Foggia a dare manforte ai bersaglieri predilige l'astuzia e cerca di evitare il ricorso alla forza. Dopo varie vicissitudini i bersaglieri riusciranno ad espugnare il nascondiglio dei brigante Raffa Raffa verrà ucciso in uno scontro finale da Carmine, marito di una donna, Zitamaria, sopraggiunto sul posto al fine di vendicare l'onta della violenza sessuale subita dalla moglie ad opera del brigante. Pietro Germi era un uomo del Nord ma il suo carattere umorale e passionale, nascosto sotto l'apparente scorza di scontrosità e intransigenza, lo faceva essere vicino alla gente meridionale di cui conosceva e criticava talora severamente il modo di concepire la vita, i pregiudizi e gli errori ma di cui anche apprezzava le qualità innate. Un rapporto di amore-odio il suo per il Sud e i meridionali che si ritrova in tanti suoi film: nel personaggio del mafioso rispettabile nella sua coerenza ed adesione ad una sua legge che si contrappone alla Legge di uno Stato lontano e indifferente, come nel film In nome della legge (1949) e nel malinteso senso siciliano dell'onore di Divorzio all'italiana e di Sedotta e abbandonata, film questi ultimi degli anni '60 dove prevale ormai in Germi, che sta perdendo la fiducia in un rinnovamento culturale meridionale, la critica corrosiva verso una società che vede incapace di scuotersi e di abbandonare le sue convinzioni secolari. Alessandro Blasetti nel 1934 con il film 1860 aveva narrato la conquista garibaldina del Meridione, ora Germi con Il brigante di Tacca del Lupo tenta una delle prime interpretazioni critiche di quegli avvenimenti facendo vedere le conseguenze di quella conquista piemontese, militare e dinastica, che si era impossessata del Sud senza neppure tentare di rinnovarne la società ma anzi abbandonandolo a se stesso e combattendolo quando si era ribellato con il cosiddetto "brigantaggio", termine che nascondeva la realtà di una guerra civile del Meridione contro i "piemontesi". Queste tematiche proprie della "Questione meridionale", come l'hanno definita gli storici, sono presenti nel film di Germi ma egli le tratta a suo modo, in una maniera si potrebbe dire popolare, dove tutto viene raccontato come in un western americano alla John Ford, regista che non a caso egli apprezzava. Nella parte del John Wayne italiano, Germi sceglie un attore dalle forti e passionali caratterizzazioni come Amedeo Nazzari che in diversi film aveva già interpretato ruoli di uomo d'onore nella parte di fuorilegge meridionali, come nei Il lupo della Sila e Il brigante Musolino. Questa volta le parti sono invertite: il suo ruolo è quello di un capitano dei bersaglieri che con metodi energici, così come gli è stato comandato, deve sterminare una banda di famigerati briganti anche se questo comporta fare vittime tra i paesani lucani. E questo avviene, osserva Germi, proprio ad opera di ingenui soldati contadini anch'essi trascinati a combattere poveri come loro, diversi da loro solo per il dialetto che parlano. Il capitano non segue i consigli del commissario di polizia Siceli, uomo del posto e dalla cultura meridionale borbonica, fatta di astuzia, intelligenza e cinismo, che, sfruttando la voglia di Carmine di vendicare l'offesa all'onore - ritorna sempre il meridionale onore - che gli ha fatto il brigante Raffa Raffa violentando la sua donna, Zitamaria (una Cosetta Greco alle prime armi), riesce a scovare il bandito che sarà ucciso in un epico duello a coltellate dal marito offeso. Nel frattempo il capitano e i suoi bersaglieri, con le piume al vento e tra squilli di tromba, fa la sua carica al modo western del "Settimo cavalleria" contro la banda dei briganti. Il capitano farebbe però una brutta fine alla generale Custer, se non arrivassero "i nostri" rappresentati dai rinforzi venuti a soccorrere i bersaglieri soccombenti. Non manca a questo punto l'annotazione un po' ingenua e populista di Germi quando nel finale del film i piemontesi, rendendo l'onore delle armi ai morti, riconoscono il coraggio dei banditi che hanno combattuto e cominciano a condividere con il popolo lucano, ormai non più estraneo e nemico, l'ideale unitario risorgimentale. Tuttavia, storicamente fra soldati italiani e briganti non ci fu una sorta di rispetto reciproco ma un accanimento e odio notevolissimi confermati da atti - in ambo le parti - a volte di inaudita ferocia, con il pagamento di taglie a fronte della presentazione delle teste dei nemici uccisi. Il film di Germi fu successivamente indicato come l'iniziatore di un nuovo genere cinematografico il Southern, volendo significare il western del Sud, in cui registi impegnati si cimentarono nella smitizzazione del Risorgimento italiano. Tra gli altri il film più significativo può essere considerato quello sul massacro di Bronte, opera del 1974 di Florestano Vancini, dove si tenta una rilettura critica di quello che storicamente fu l'incontro-scontro di due civiltà diverse così come era avvenuto nella conquista pionieristica del Far West americano ai danni delle popolazioni autoctone. «Germi ha fatto un western militare di robusto impianto narrativo dove Nazzari campeggia come il monumento di sé stesso. La contrapposizione complementare tra A. Nazzari/soldato blu nordista e il commissario sudista e volpone è da sola una piccola lezione di storia.» (in Morandini,2007). Per il Dizionario Morandini è un «vigoroso, qua e là affascinante film d'azione anche se sociologicamente poco attendibile», anticipatore del cinema civile degli anni sessanta e «primo western del cinema italiano postbellico». (In Il Morandini - Dizionario dei Film 2000. Bologna, Zanichelli editore, 1999).


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